"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)
Scena terza
12.03.2009 00:00
Buio.
La musica di “Come sei veramente” prende possesso della scena. Mentre le luci illuminano un telo che nel frattempo è calato e proietta immagini di strade che scorrono, scopriamo sulla scena lui, vestito come lo avevamo lasciato, immobile. Lei non c’è più. La musica non cala. È lui che urla.
Lui: Talvolta, sono solo i tempi ad essere sbagliati. I tempi di un incontro o quelli dello spirito. I tempi di un calendario o quelli dell'esperienza. Della maturità. Dei cambi di vita.
Solo musica.
Lui: Eppure non si può fare nulla.
Entra da sinistra una ragazza con una grossa borsa a tracolla, sorridente, sembra un tipo “alternativo”. Si volta verso di lui e lo saluta con un sorriso ed un bacio sulle guance.
Lui è visibilmente imbarazzato. Si capisce che lei le piace.
Lui: A volte capisci che hai l'occasione di mandar via per sempre la tua "malinconia". Senti ripartire i battiti.
La ragazza esce da destra salutando felice qualcuno che ha visto da lontano e che non entra in scena.
Lui: Il mondo, però, è “favoloso” solo per Amelie Poulain e i desideri scompaiono, portati via da una bolla di sapone.
Solo musica.
Lui: Come succede nelle file alla posta, qualcuno più furbo ti passa avanti senza neanche chiederti permesso. I pensieri, questi pensieri, non servono assolutamente a nulla. Ma allora perché ci sono?
La musica si ferma (sfumando fino a 4.35”) e lui parla ora come in un flusso di coscienza, sussurrando le parole di “Penziere mieje” di Eduardo De Filippo.
Lui: Penziere mieje, levàteve sti panne, stracciàtev' 'a cammisa, e ascite annuro. Si nun tenite n'abito sicuro, tanta vestite che n'avit' 'a fa? Menàteve spugliate mmiez' 'a via, e si facite folla, cammenate. Si sentite strillà, nun ve fermate: nu penziero spugliato 'a folla fa…
Lei: (voce fuori campo) Non ricordarti di me...
Lui: La tua voce stenta a spegnersi. Eppure tu hai, con quelle parole, spento per sempre ogni possibilità. Ti penso malvolentieri. Forse a causa della Primavera o delle ricorrenze che continuano ad inseguirsi. Forse a causa dei sogni che sanno essere veramente bastardi, incapaci di tenersi un po' per sé quell'inconscio senza la mania voyeuristica di proiettarlo verso l'esterno.
Silenzio di riflessione.
Lui: Forse solo perché sei l'unico metro di paragone che ho, rispetto al quale poter sognare.
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