"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


L'insostenibile leggerezza dell'essere - Parte terza. Le parole fraintese, Milan Kundera

05.03.2010 14:13

Luce e buio. Per Sabina vivere significa vedere. Il vedere è limitato da due confini: la luce forte che acceca e il buio totale. E' forse questo a determinare in Sabina il disgusto verso qualsiasi forma di estremismo. Gli estremi significano i confini oltre i quali la vita termina, e la passione per l'estremismo, in arte come in politica, è un desiderio di morte mascherato.

La parola "luce" non evoca in Franz l'immagine di un paesaggio sul quale si posa il morbido splendore del giorno, bensì la fonte della luce in quanto tale: il sole, una lampadina, un riflettore. A Franz vengono in mente metafore note: il sole della verità, la luce accecante della ragione, ecc.

Così come la luce, anche il buio lo attira. Sa che oggigiorno viene considerato ridicolo spegnere la luce quando si fa l'amore, e per questo lascia accesa sopra il letto una piccola lampada. Però, nell'istante in cui penetra Sabina, chiude gli occhi. Il piacere che lo riempie richiede il buio. E' un buio puro, perfetto, senza pensieri e senza visioni, è un buio senza fine, senza confini, è il buio dell'infinito che ciascuno di noi porta dentro sé. (Sì, se si cerca l'infinito, basta chiudere gli occhi!).

Nell'istante in cui sente il piacere spandersi nel suo corpo, Franz si allunga e si dissolve nell'infinito del proprio buio, diventa egli stesso infinito. Ma quanto più un uomo ingrandisce nel proprio buio interiore, tanto più rimpicciolisce nell'aspetto esteriore. Un uomo con gli occhi chiusi è un rifiuto umano. Per Sabina quella vista è spiacevole, non vuole guardare Franz e perciò chiude gli occhi anche lei. Ma per lei quel buio non significa l'infinito bensì un semplice dissidio con la cosa vista, la negazione della cosa vista, il rifiuto di vedere. 

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